Progetto: avvocato del lavoro ADDL-28011

Io nel frattempo sono dovuta partire per l'estero e l'azienda comunica mensilmente via email a noi dipendenti il periodo di cassa integrazione. Oggi 27 aprile ho ricevuto una chiamata dai manager aziendali, non per rientrare al lavoro ma per propormi una buona uscita di 3 mensilita'+TFR e comunicandomi che non hanno intenzione di riaprire i punti vendita e non c'e' possibilita' di ricollocamento per i dipendenti dei bar. Io ho rifiutato l'offerta dell'azienda e chiesto gentilmente di continuare con la cassa integrazione in quanto secondo i miei calcoli, la loro offerta era irrisoria se decido di licenziarmi io e rinunciare ai miei diritti di lavoratore e usufruire della Naspi qualora saranno loro a licenziarmi dopo lo sblocco dei licenziamenti. Ho detto loro che sarei rientrata a Giugno in Italia per questioni di coronavirus e quarantene. Dallo scontro verbale si e' concluso che loro hanno diritto di richiamarmi anche 24 ore prima per rientrare al lavoro. Il problema sussiste che mi sento forzata a licenziarmi da loro altrimenti mi richiamano a lavorare nonostante mi abbiano detto chiaro e tondo che lavoro e posizione per me non c'e'. O accetto l'offerta oppure accetto. Vorrei gentilemente una consulenza per sapere come dovrei muovermi in quanto questo atteggiamento e' mobbing e ricatto sul lavoro. Ho la registrazione della chiamata Cordiali saluti