Se hai un’attività che va alla grande sul web, devi proteggere la sua Brand identity dagli attacchi dei truffatori. I nemici si chiamano fake account, identity theft, spam, cybersquatting e heters, ma niente paura: per difenderti basta conoscere le mosse giuste. Leggi cosa fare in caso di danni al tuo brand perpetrati su internet.
Le attività migliori vengono attaccate dai truffatori online. Scopri per quale motivo
Sei riuscito a creare l’e-commerce dei tuoi sogni, gestisci un travel website con successo, il lavoro di influencer sta decollando. Ecco che, all’improvviso, succedono strane cose sulle tue pagine social e sul tuo sito:
- recensioni negative a raffica
- pubblicità indesiderate
- app installate di cui non ricordi il download sullo smartphone
- pop up fastidiosi mentre navighi.
Addirittura il dialogo con i clienti è confuso e disordinato, come se mancassero dei pezzi. La brutta notizia è che sei sotto attacco di un haker, che ha rubato la Brand identity della tua azienda. Perché ha fatto questo? Semplice, chi ruba un account social o un dominio web ha bisogno di nascondersi dietro un’altra identità, per commettere cose illecite. Per esempio:
- rubarti i clienti
- trafugare informazioni a scopo di marketing
- fare pubblicità ad un’attività civetta, per estorcere soldi e documenti identificativi a sconosciuti.
Queste operazioni sono redditizie, se si pensa che il 62% degli utenti di internet, prima di fidarsi di un’azienda consulta il web, controllando il suo profilo Facebook o il suo sito. Per avere una buona reputazione, ai truffatori servono una presentazione rassicurante e tanti follower, insomma devono blindarsi dietro un feedback convincente. Logico che la cosa più conveniente sia quella di rubarne uno che funziona.
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La Brand protection è diventata addirittura materia legale grazie a casi famosi, come il cybersquatting ai danni del Touring Club Italiano. Nel lontano 2000, Maurizio Vecchi diventò titolare del sito ”touring.it” ma per il giudice il denominativo ”Touring” agli occhi degli utenti identificava già il TCI e le attività associative e commerciali collegate. Lo storico brand forniva informazioni e servizi turistici da quasi un secolo, ottenendo grande successo e molta popolarità. La Legge condannò quindi Maurizio Vecchi per aver usato il nome come specchietto per le allodole, ingannando i consumatori dello stesso bacino di utenza nel web. Fortunatamente, in un’azienda ben organizzata i profili social e il sito web sono curati e e seguiti da un team di professionisti, composto da un grafico, un videomaker, un copywriter e soprattutto un ottimo social media manager: è a lui che spetta il compito di proteggere la Brand identity online. Ecco le mosse giuste per affrontare questo compito.
Cosa fa chi si occupa della sicurezza della Brand identity e quali sono i guai più frequenti da risolvere
Furto del Facebook account e Cybersquatting: due problemi ai quali non avevi pensato quando hai avviato la tua attività. E’ bene cominciare a prevenirli. Prima di tutto, ingaggia un social media manager freelance che ti aiuti. Ecco quali guai può evitare e come.
1) Guerra ai profili fake che rubano la Brand identity
Se il brand ha una pagina, una community o un profilo Facebook business che vanno alla grande, la minaccia peggiore sono i profili fake. Si intrufolano per poter mettere like a pagine che non ti sogneresti mai di approvare, a scopo pubblicitario. Inseriscono false recensioni negative, dialogano con i clienti al posto tuo, prendono le info dei tuoi follower, oppure pubblicano false offerte di lavoro. Insomma, replicano il tuo profilo aziendale per i loro interessi. Per combattere i profili fake, il social media manager controlla periodicamente il Registro delle Attività, fa un monitoraggio costante delle recensioni, cancella gli Spam segnalandoli immediatamente a Facebook, consente la pubblicazione di post esterni solo su approvazione. Soprattutto, valuta attentamente ogni account: se hanno un nome assurdo, sono molto recenti, hanno poche amicizie e poche interazioni, con molte probabilità sono fake.
La prova più schiacciante del furto di una Brand identity su Facebook sta nell’uso delle immagini: per prima cosa, infatti, i ladri rubano le foto e i video dell’account originale, per ingannare meglio i clienti creando un clone. La cosa diventa ancora più facile con Instagram. Purtroppo non è detto che l’autore della clonazione sia sempre un follower, potrebbe essere uno sconosciuto difficile da identificare, soprattutto se usa una rete wi-fi di altre persone. A questo punto le azioni che il social media manager può attuare sono due:
- Segnalare a Facebook il furto dell’identità, scrivendo all’indirizzo abuse@facebook.com. Occhio però: deve fornire anche la prova di un danno reale. Sono utili per questo gli screenshot che riportano trattative di acquisti, richieste di info o recensioni, non avvenute con l’azienda originale. Facebook controlla partendo dai dati forniti in fase di registrazione, e invia al profilo originale un codice di identificazione sul cellulare. Fatto l’accertamento, provvede a cancellare il clone.
- Segnalare il furto alla Polizia Postale, azione consigliata se Facebook non corre subito ai ripari e il danno è grosso. In questo caso si sporge querela: oltre agli screenshot servono altre prove, fornite seguendo le Best Practices internazionali della convenzione di Budapest.
2) Lotta al cybersquatting che minaccia un Brand
Se invece il problema che ha colpito la Brand identity è il Cybersquatting, è necessario, innanzitutto, capire di che tipo è. Ecco le probabilità più frequenti.
- Il furto del dominio del sito aziendale a scopo ricattatorio è il caso più frequente. Un bel guaio se non si hanno soldi per pagare l’haker
- Nel Typosquatting/punycode invece, viene registrato un dominio simile a quello del brand originale, per fare phishing ai danni dei clienti o scaricare malware infestanti sui loro computer
- Il Brand può essere vittima di un Gripe site, creato per screditarlo o per sostituirlo presso i clienti
- Se è associato ad un nome famoso, per esempio di un noto Influencer, il sito web originale può essere oggetto di Name jacking. Il sito clone sfrutta come dominio il nome, catturando navigatori dal web e impossessandosi dei loro dati per fare phishing
- Furto di domini scaduti e non rinnovati: essendo “liberi” dal controllo possono essere rubati e usati per clonare l’identità dell’ex possessore.
In ogni caso, le prime mosse che il social media manager deve fare fin dalla fondazione dell’attività online sono due:
- registrare il marchio aziendale all’Ufficio Brevetti
- rinnovare il dominio del sito web alla scadenza.
Per questo nel team aziendale occorre un freelance che segua personalmente la registrazione e aggiorni continuamente gli asset online dell’attività, magari usando il rinnovo automatico e cancellando le info vecchie sul sito. Insomma, occorre blindare al massimo il dominio del sito: per esempio la Internet Corporation for Assigned Names and Numbers offre un servizio di registrazione del dominio con più tipi di estensione, oltre a basarsi sul nome, fornendo così una sicurezza 2.0. Risultando molto alto il numero di combinazioni tra i due fattori, infatti, si controllano meglio eventuali furti di Brand identity online.
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Ora che lo sai, corri ai ripari per proteggere il brand
Se hai un Brand a cui tieni, che potrebbe essere già oggetto d’interesse da parte di un profilo fake o di un haker senza scrupoli, ti consigliamo di non perdere tempo. Cerca subito un social media manager freelance che possa aiutarti!
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