Perché è utile misurare il Bounce Rate? Perché questo Parametro aiuta a trasformare semplici Utenti in Clienti

Perché è utile misurare il Bounce Rate? Perché questo Parametro aiuta a trasformare semplici Utenti in Clienti

bounce ratePartiamo da una semplice definizione: il bounce rate è quella percentuale di visitatori di un sito che ne visita una sola pagina, indipendentemente da quanto tempo vi trascorre, per poi uscirne subito dopo. Ma perché stiamo trattando di questo dato apparentemente secondario? Perché tra le varie statistiche presenti in Google Analytics, questa è sicuramente una di quelle più utili per capire quanto il proprio sito riesca ad interessare un utente ed eventualmente a trasformarlo in un cliente.

Infatti, più il visitatore si attarda sul sito, più è probabile che decida di acquistare un prodotto, iscriversi a una newsletter o semplicemente di registrarsi. Insomma che decida di compiere un’azione. Se, invece, rimbalza via alla vista della prima pagina, è probabile che non si ripresenti una seconda volta.

Ma perché questo dato possa essere utile bisogna contestualizzarlo per capirne le cause. Altrimenti c’è il rischio di non distinguere un bounce rate buono da uno cattivo per il sito preso in considerazione.

Misura il Bounce Rate per capire cosa ha fatto scappare l’utente dal tuo sito

Va da sé che un bounce rate alto, in buona parte dei casi, non è un buon segno. È un segnale piuttosto chiaro che qualcosa non è andato bene al momento dell’arrivo del visitatore. Che il nostro potenziale utente non si è trovato bene. Quello che ci interessa capire è cosa lo ha fatto scappare.

Le cause più probabili sono tre:

1) Il visitatore non ha trovato ciò che cercava

Tra gli errori più comuni, è anche quello più difficile al quale porre rimedio. Diciamo che il tuo blog di cucina viene indicizzato, banalmente, per le parole chiave ricette torte semplici. La mamma pasticcera improvvisata della domenica entra e si trova di fronte una ricetta per una torta nuziale con decorazioni in pasta di zucchero con un tempo di preparazione di un giorno, probabilmente scapperà inorridita. Le è stato promesso qualcosa, ma ha trovato tutt’altro. Semplicemente, tieni a mente il tipo di visitatore. O la migliore SEO del mondo non ti sarà d’aiuto.

2) Il visitatore non è riuscito a capire come muoversi sul tuo sito

La semplicità, anche in questo, ti premierà. Mantieni la navigazione il più semplice e naturale possibile. E soprattutto non bombardare chi entra con pop up invasivi, anche solo per chiedergli un contatto: la prima cosa che il visitatore vuole trovare è il contenuto del tuo sito, non della pubblicità, né informative sulla privacy sterminate e non evitabili. I pop up non sono necessariamente negativi, ma vanno usati con moderazione o gli utenti potrebbero facilmente infastidirsi e darsela a gambe.

3) Il visitatore usa uno smartphone e il sito non è ottimizzato

Non credo esista niente di più frustrante che visitare un sito da smartphone o tablet e ritrovarsi con un sito in miniatura, illeggibile e inutilizzabile. Alla sola vista di questo scempio scapperesti anche tu. Dato che la navigazione da smartphone è ormai sempre più diffusa, quasi tutti i template sono provvisti di una versione mobile friendly. Nel dubbio, prova tu stesso. Il tuo bounce rate te ne sarà grato.

 

Tieni a mente anche le prestazioni del tuo sito: se è troppo lento non aiuta la user experience

Ci sarebbe una quarta causa che merita un paragrafo tutto suo in questo caso, e riguarda le prestazioni. Al di là del bounce rate, che comunque risente della cosa, un sito troppo pesante o mal ottimizzato è un fattore decisivo per qualunque tipo di sito web. Anche se ormai le connessioni a banda larga sono una realtà estremamente diffusa, anche in mobilità, questo non vuol dire che bisogna dimenticarsi di questo fattore. Animazioni pesanti, magari in Flash o anche soltanto immagini e video pesanti possono causare quell’effetto modem a 54k che fa storcere il naso a molti. In particolare al Googlebot, che ti penalizzerà parecchio.

Leggi anche Creare un sito mobile friendly: le regole grafiche da seguire

Ma il Bounce Rate è buono o cattivo?

Ora che le cause di un possibile bounce rate elevato sono state esaminate una per una, arriva la fase più importante: comprenderne il valore. All’inizio di quest’articolo si parlava di bounce rate buono e cattivo. E per un buon motivo.

Questo valore, infatti, va valutato rispetto principalmente alle nostre esigenze perché sia comprensibile. Esistono dei casi in un’alta percentuale di rimbalzo degli utenti dal nostro sito non è a tutti i costi un segnale d’allarme. È questo il caso dei portali di informazione, quali Wikipedia o l’enciclopedia Treccani.

Se l’obiettivo del tuo sito è quello di fornire un’informazione all’utente, che sia una semplice definizione o la storia relativa a un luogo, è piuttosto normale che quest’ultimo entri, si informi e poi esca. Non per forza dovrà esplorare più di una pagina perché la sua visita sia appagante. Nulla, infatti, gli vieta di tornare sul sito per ottenere nuove informazioni quando ne avrà bisogno.

Ma c’è in effetti un modo ancora più semplice per capire la differenza tra una visita di valore e una toccata e fuga. Basta rapportare il bounce rate alla durata della visita.

Il bounce rate non ti fornisce alcuna informazione su quanto si sia protratto il visitatore prima di lasciare la pagina. Questo può essere fuorviante. Se anche il tuo utente avesse visitato una sola pagina, ad esempio un articolo dal blog, ma vi fosse rimasto venti minuti, sapresti che la sua visita è stata sicuramente importante. Avrà letto da cima a fondo l’articolo e magari l’avrà anche condiviso o discusso con i suoi conoscenti. Avrà generato un valore.

 

Valuta il Bounce Rate con attenzione e se non hai dimestichezza con Google Analytics, affidati ad un professionista

Il bounce rate, come molte altri misuratori offerti da Google Analytics o altri servizi simili, va valutato con molta attenzione. Per quanto si possa conoscere bene l’argomento, a volte si possono creare più danni di quanti non ce ne fossero inizialmente. È servita questa mini-guida perché anche un profano potesse percepire l’importanza di questo valore. Ma saperla leggere rispetto al disegno d’insieme di un progetto è un’altra storia. Tenersi informati è importante, ma lo è ancora di più ammettere i propri limiti e sapersi affidare a chi, di questa conoscenza, ne ha fatto una professione e una passione.

 

Guest post a cura di Gabriele Rigano

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