Intervista a Luca Bellè, freelancer che fa parte di un team di professionisti in ambito web. Un insieme di lavoratori che si occupano di progettazione e realizzazione di soluzioni di web marketing; della realizzazione di portali web, di grafica e di piani marketing. Ma anche di siti vetrina, di landing page e di veri e propri e-commerce.
Quanto tempo ci ha messo per arrivare dove è ora e cosa suggerirebbe ai nostri lettori che le hanno provate tutte e sono già stanchi e frustrati?
Lavoro nell’ambito dello sviluppo web da circa 10 anni, con diversi percorsi di formazione che vanno dal PHP in avanti. Ho collaborato con start up in ambito digital e da lì, poi, ho deciso di mettermi in proprio. Per avere la libertà sulle mie scelte lavorative e per poter applicare creatività ai miei progetti di lavoro.
Secondo la sua esperienza, qual è il modo migliore per poter vivere da freelance (dal punto di vista economico intendo). Meglio lavorare da soli, meglio associarsi come ha fatto lei?
Mi sento sicuramente di suggerire questo: trovare altri professionisti freelancer con i quali unire le forze e le professionalità, perché un singolo non può mai competere con le capacità (in termini sicuramente di portata, ndr) messe in campo dalle agenzie. Se la battaglia dovesse essere singolo freelance vs agenzia, è indubbio che le agenzie sarebbero le più competitive. Invece, fare sistema tra più professionisti aiuta e permette di coprire progetti di qualità e anche di una certa consistenza, senza che nessuno degli attori coinvolti sia un dipendente di qualcun altro.
Qual è l’errore più grande che ha commesso agli inizi della sua esperienza freelance?
L’aver probabilmente cercato progetti poco remunerativi, e quindi di poca qualità, al fine di accumulare esperienza. Si tratta di esperienza che aiuta ad avviare l’attività in proprio perché copre le spese, ma risulta poco sfruttabile in termini di portfolio. Certo, oggi mettersi in proprio è complicato perché non ci sono agevolazioni particolari e il neo-autonomo o freelancer si trova da subito un carico piuttosto importante di spese da sostenere. Nonostante questa evidenza, il mio consiglio è quello di non cadere in questo compromesso e cercare attivamente progetti più complessi e più remunerativi.
[dfd_announcement content_announcement=”In questa ricerca del lavoro a ribasso per fare cassa, per Luca Bellè, non sembra entrarci molto la questione dell’autostima. “Solo in parte è una questione di autostima” specifica. La necessità maggiore, all’inizio, sembra essere proprio quella di chiudere in attivo con le spese che un lavoratore autonomo deve sostenere. Ma è un gioco che alla lunga non paga, sottolinea ancora Bellé, perché, come ha detto lui stesso “in realtà non è esperienza sfruttabile in un portfolio”. E quanto sia importante costruire un buon portfolio, ogni freelancer lo sa bene, poiché lavoro chiama lavoro.” ic_dfd_icons=”dfd-socicon-microphone” main_border=”border_style:none” icon_size=”34″ main_style=”style-1″ tutorials=”” undefined=”” font_options=”font_size:15″]
Se la sente di darci qualche dritta? Un articolo che l’ha ispirata, un prodotto o una applicazione che usa e che la soddisfa particolarmente… a volte si sa, basta un piccolo input per avere una idea brillante o una spinta dopo un periodo di stallo
Vorrei menzionare uno strumento che è molto utile ai freelance, che spesso si trovano a dover gestire più progetti (o più parti di uno stesso progetto) simultaneamente. Si tratta di Harvest , un tool per il project management. Grazie al controllo sul proprio progetto , aiuta il freelance a stabilire le tempistiche, ad interagire con il proprio cliente o committente e, in altre parole, ad ottimizzare tutto il lavoro.
Luca Bellè, che ringraziamo per le informazioni e per averci dedicato il suo tempo in questa intervista, cita Harvest, un ottimo software per il tracciamento online del tempo di lavoro. Leggi qui gli altri indispensabili tool per la gestione dei progetti che non possono mancare al tuo business.
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