Imposte indirette (e dirette): quanto pesano al freelance?

Imposte indirette (e dirette): quanto pesano al freelance?

imposte indirette

Uno degli aspetti che devi considerare quando intraprendi l’attività freelance sono proprio loro: le imposte indirette e dirette che dovrai pagare a seguito della tua dichiarazione dei redditi. Ma quanto gravano sul tuo bilancio? Quanto incidono sui tuoi guadagni? Un’attenta analisi a monte di costi e benefici, portata avanti con il tuo commercialista di fiducia, può aiutarti senza dubbio. Sarai in grado così di:

  • definire i tuoi onorari (tenendo bene a mente anche la concorrenza, la tua specializzazione, la nicchia in cui operi e la tua esperienza professionale)
  • scegliere il regime fiscale più adatto a te, una volta aperta la partita Iva
  • consolidare il rapporto di fiducia con il tuo commercialista.

Imposte dirette e indirette: 2 cose da sapere subito

In virtù del punto 3 “consolidare il rapporto di fiducia con il tuo commercialista” abbiamo chiesto a Gabriele Coda, uno dei nostri dottori commercialisti, innanzi tutto, le imposte indirette quali sono e, ovviamente, anche quali sono le imposte dirette. Ecco la risposta:

“Le imposte dirette sono quelle che colpiscono direttamente la ricchezza, già esistente (come il patrimonio) o nel momento in cui si produce (come il reddito). A titolo esemplificativo le imposte dirette sono: Irpef (Imposta Reddito Persone Fisiche), Ires (Imposta Reddito Società) ed Irap (Imposta Regionale sulle Attività Produttive). Sono invece imposte indirette tutte quelle imposte che colpiscono indirettamente la ricchezza, nel momento in cui viene spesa o trasferita. Esempi di tale tipologia sono l’Iva e l’imposta di registro“.

Leggi anche Il commercialista: cosa fa e quando ti serve davvero

Ma esiste una differenza tra imposte e tasse? O sono sinonimi?

“Erroneamente vengono usate come sinonimi – spiega il dott. Gabriele Coda – perché indirettamente le imposte versate allo Stato servirebbero per pagare i servizi erogati dallo Stato”. La differenza, quindi c’è ed eccola spiegata, perché quando si intraprende un’attività lavorativa freelance bisogna sapersi orientare anche con questi termini, un po’ ostici a chi non è del mestiere.

Ecco la differenza tra tasse imposte e tasse, spiegata dal nostro commercialista: “Le prime sono somme di denaro versate dai cittadini in cambio di specifici servizi (la TASI per esempio, è la tassa che viene versata al proprio comune per i servizi come la luce delle strade, la polizia ecc…). Le seconde sono somme di denaro che vengono versate a fronte di determinate fattispecie, per esempio le imposte sui redditi vengono versate dai cittadini per il reddito prodotto e non contribuiscono a nessun servizio specifico”. 

Le imposte indirette e dirette, a conti fatti, che peso hanno per un freelance?

Per poter determinare il “peso” dei prelievi fiscali è “importante il codice ATECO, ossia quel codice che identifica l’attività svolta” spiega ancora Gabriele Coda. Non lo sapevi? Per questo è importante affidarsi ad un ottimo commercialista e descrivergli esattamente il tipo di lavoro che si svolge o che si andrà a svolgere, prima di aprire partita IVA, in modo da poter individuare il codice ATECO più rappresentativo e anche più consono.

Una maschera per l’individuazione del codice ATECO è disponibile sul sito dell’Istat.

La risposta alla domanda iniziale è, dunque, dipende: dipenderà anche dal codice ATECO oltre che dal reddito imponibile, il peso del prelievo fiscale per un freelance. Per darti un orientamento di massima, comunque, abbiamo chiesto come ultima cosa al dott. Coda di elaborare un prospetto della tassazione per un forfettario. Il forfettario è un titolare di partita Iva non soggetto al regime ordinario ma a quello “agevolato”, in virtù di determinati requisiti che puoi leggere nel nostro articolo dedicato.

Leggi anche Caratteristiche e vantaggi del regime forfettario

“Nel caso di esempio – spiega il nostro commercialista – si presume un codice ATECO molto comune 74.90.99”. Ed ecco qui il prospetto delle tasse, in euro, che un freelance in partita Iva forfettaria, dovrà versare.

Presumendo che il professionista abbia fatturato ed incassato nell’anno 2020 € 10.000, la tassazione sarebbe la seguente:

  • Fatturato incassato: 10.000 € (fondamentale, perché il forfettario dichiara quanto effettivamente incassato)
  • Coefficiente di redditività: 78% è il coefficiente dettato dall’Agenzia delle Entrate e che varia a seconda del codice ATECO del professionista o dell’artigiano e commerciante. Identifica quelli che sono i costi che “forfettariamente” vengono riconosciuti come sostenuti dal soggetto in relazione al proprio fatturato.
  • Aliquota tassazione: 5% se è nuova attività (in alternativa il 15% se l’attività svolta non è uguale a quella che è stata svolta nel triennio precedente, anche se da dipendente).
  • Versamenti Inps gestione separata: 400 €

Come si calcola il versamento di previdenza e imposte

Fatturato € 10.000 x 78% = 7.800 € reddito oggetto della tassazione.

A tale reddito vanno dedotti gli eventuali versamenti previdenziali effettuati:

7.800 € – 400 € = 7.400 €

Calcolo imposta:

7.400 € x 5% = 370 €

L’imposta sostitutiva Irpef da versare sarà pertanto di 370 €. “Naturalmente – conclude Gabriele Coda – si tratta di un calcolo assolutamente dimostrativo. Per il calcolo corretto si prega di rivolgersi ad un commercialista regolarmente iscritto all’apposito Albo territoriale”.

Gabriele Coda, insieme agli altri dottori commercialisti iscritti su AddLance, sono disponibili per le consulenze professionali prima di intraprendere la tua attività freelance, ma anche se hai già aperto partita Iva. Formula subito la tua richiesta sul nostro marketplace!

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