Partita IVA quando aprirla e quanto costa

Partita IVA quando aprirla e quanto costa

P.Iva quando aprirlaQuando aprire la partita IVA?  Quanto costa? Se sono queste le tue domande, probabilmente la risposta è in questo post. Cercheremo di fare chiarezza su come puoi regolarizzare la tua posizione fiscale da freelance. Prima però è doveroso fare una premessa. Sei obbligato ad aprire la partita Iva se il tuo lavoro presenta:

  • Una organizzazione stabile
  • Professionalità
  • Carattere continuativo

Quindi al generare di guadagni costanti, ottenuti in maniera professionale, organizzata e abituale, se sei un freelance o un marketer o comunque lavori online, devi aprire la partita Iva. Indipendentemente da quanto guadagni, se si verificano queste tre condizioni.

Ti ricordiamo che il famigerato limite dei 5mila euro l’anno ha impatto solo sull’iscrizione all’INPS e non ha alcun legame con la necessità di aprire la partita IVA. Una volta fatta questa premessa, veniamo al dunque. È arrivato il momento anche per te di aprire la P.IVA.

 

Il ruolo del commercialista

Per aprire la partita Iva ti aiuta il commercialista. È molto importante scegliere un commercialista “specifico” per il tuo campo di appartenenza, ovvero un professionista specializzato, ad esempio, nel guadagno attraverso il web, se è quello che fai. Solo così potrai avere da lui o lei un prezioso aiuto per gestire al meglio la tua posizione fiscale ed evitare errori che poi al Fisco potresti pagare cari!

Dicevamo che il commercialista ti aiuta ad aprire la partita Iva. In realtà la mera apertura potresti farla da solo e non costa nulla. Oppure potresti appoggiarti ad un CAF – centro di assistenza fiscale e corrispondere la tariffa prevista. Adesso ti spieghiamo come fare per aprire da solo la partita Iva, ma anche se scegli  questa strada, arriverà comunque il momento di affidarti ad un professionista per la gestione della tua contabilità e (spesso) anche per la corretta attribuzione del tuo codice Atecofin. Questo codice sintetizza la tua attività, cioè di cosa ti stai occupando con quella partita Iva. Ecco perché è importante, come dicevamo prima, scegliere un commercialista che sia specializzato nel campo in cui operi. Ti può aiutare al meglio sia nella creazione che nella gestione della tua p.Iva.

Detto questo, come aprire la partita IVA gratis? Molto semplice:

  • Collegati con il sito dell’Agenzia delle Entrate
  • Scarica il modello di Apertura P.IVA (esistono diversi modelli, a seconda che si tratti di persone fisiche, soggetti diversi dalle persone fisiche e soggetti NON residenti in Italia). Se già qui hai le prime incertezze e le prime domande, non procedere da solo ma affidati ad un professionista. Non è detto che il commercialista ti faccia pagare per la sola apertura della partita Iva. Molti professionisti stabiliscono con il freelance un compenso forfettario per l’apertura e la gestione fiscale. Parlane prima con lui/lei
  • Compila il modello e invialo attraverso l’apposito software di nuovo all’Agenzia delle Entrate, comprensivo di tutti i dati richiesti e del corretto codice Atecofin
  • Tutto a costo zero!

Diverso è invece il costo della gestione della P.IVA, ovvero la parcella del tuo commercialista. Varia, di norma, al variare della mole di lavoro che deve svolgere per te ed è quindi una diretta conseguenza

  • Del tipo di attività che svolgi
  • Del regime fiscale corrispondente
  • Del volume di affari e del tipo di operazioni (ad esempio se ci sono operazioni con l’estero o con Paesi black list)

Il nostro consiglio è quello  di chiedere un colloquio con il commercialista prescelto a scopo di reciproca conoscenza ma anche per potergli esporre il tuo business (fosse anche un semplice lavoro freelance), in modo da individuare insieme il regime fiscale, il tipo di partita Iva e anche, grosso modo, l’onorario che dovrai sostenere per il professionista.

Detto questo, gli altri costi da sostenere dopo aver aperto la p.Iva si riferiscono alle tasse: Irpef, Irap e ovviamente Iva. I prelievi fiscali variano al variare delle tue condizioni: hai mai sentito parlare di regime ordinario e regime forfettario? Il primo è il regime standard al soddisfarsi di determinate condizioni e requisiti, il secondo, entrato in vigore nel 2016, ha sostituito il precedente e cosiddetto regime dei minimi.

 

Quando entra in gioco la Camera di Commercio?

La Camera di Commercio entra in gioco nel momento in cui la tua attività professionale è di tipo imprenditoriale. Ovvero l’iscrizione alla Camera di Commercio è obbligatoria per le imprese e anche per le imprese individuali (commercianti fisici e online o artigiani). Ma non è obbligatoria per i liberi professionisti che non fanno quindi attività di impresa. I liberi professionisti, invece, in virtù della tipologia della loro prestazione, possono o meno essere iscritti ad un Ordine Professionale (in questo caso obbligatorio, se previsto) come gli architetti, i commercialisti, i giornalisti, i medici, ecc..

Sia la Camera di Commercio che (se previsto) il rispettivo Ordine professionale hanno dei costi da sostenere. Riassumendo:

  • Se sei un libero professionista: puoi da solo aprire gratuitamente la P.IVA, avrai dei costi di gestione del tuo commercialista, pagherai le dovute tasse e verserai i contributi previdenziali obbligatori alla cassa di appartenenza (se sei iscritto ad un Ordine professionale) oppure alla Gestione separata Inps (se non sei iscritto ad alcun Ordine). Il costo annuale per l’iscrizione all’Ordine professionale di appartenenza, varia da ordine a ordine.
  • Se sei un imprenditore (anche online): la partita Iva viene aperta solo da un commercialista o Ente abilitato attraverso il sistema ComUnica e ha un costo di 250-300 euro (nel momento in cui scriviamo) incluso compenso del professionista. Il sistema ComUnica invierà contemporaneamente all’Agenzia delle Entrate, alla Camera di Commercio, all’INPS ed all’INAIL l’apertura della nuova posizione fiscale. Ogni anno, poi, va versato il Diritto Camerale annuale, che ammonta a circa 60-120 euro (a seconda delle città) ed è l’unico costo fisso che si deve sostenere per la Camera di Commercio, cui devi obbligatoriamente essere iscritto se svolgi una qualsivoglia attività economica

 

Cosa significa soggetto passivo e domicilio fiscale?

In ambito tributario esiste una differenza sostanziale di soggetti e riguarda il soggetto attivo, ovvero l’amministrazione finanziaria e il soggetto passivo, il contribuente. Il soggetto passivo è quindi colui che è soggetto ad imposta e deve pagare i tributi alla pubblica amministrazione. Sono soggetti passivi le persone fisiche e le persone giuridiche.

Il sistema tributario italiano opera sui soggetti passivi due distinzioni:

  • Soggetti passivi residenti
  • Soggetti passivi non residenti

I soggetti passivi residenti (in Italia, è implicito) sono soggetti alla worldwide taxation. I loro redditi, quindi, vengono tassati indipendentemente da dove vengono prodotti. I soggetti passivi non residenti invece, sono soggetti al principio di territorialità. Per questo vengono loro tassati solo i redditi prodotti in Italia. Attenzione però: per i non residenti, il domicilio fiscale coincide con il luogo dove si produce il reddito e da quel Paese dipenderà per loro la competenza territoriale dell’ufficio dell’amministrazione finanziaria. Il concetto di residenza fiscale è uno dei principi cardine del diritto tributario e quindi ogni eventuale trasferimento all’estero (ove si percepiscano dei redditi) deve essere valutato con attenzione al fine di essere in regola con il Fisco.

 

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