Social Marketing, Promuoversi in Cina ai Tempi del 4G

Social Marketing, Promuoversi in Cina ai Tempi del 4G

4 Mag 2018 | Articoli su Marketing

social marketingLa Cina è veramente un pianeta lontano, così come lo sono i suoi social media. In un mondo che va sempre troppo in fretta, fare social marketing ovvero promuovere i propri servizi in rete è una componente essenziale se si desidera alzare l’asticella e raggiungere traguardi sempre più alti. Tuttavia, per farlo non basta pubblicare un contenuto in modo aleatorio: così come la chitarra ha i suoi accordi ed il violino le sue tonalità, conoscere gli strumenti che ci apprestiamo ad usare determina l’impatto che le nostre pubblicazioni avranno sul nostro pubblico cosiddetto “target”. I principali colossi cinesi sono WeChat (al secolo “Weixin”, il quale potrebbe essere l’equivalente di un mix tra Whatsapp e Facebook), Sina Weibo (vedi Facebook, Twitter ecc.), QQ, Youku (vedi YouTube) ecc.

Dove fare social marketing se ci si vuole promuovere in Cina

WeChat, il social più popolare della Cina

WeChat è di gran lunga il social media più popolare di tutta la Cina: conta più di 900 milioni di utenti e ad oggi è considerata l’applicazione di punta a livello globale. WeChat nasce come un applicazione di messaggistica nella quale è possibile pubblicare e condividere testi, foto, citazioni, link, audio e video in una sorta di bacheca chiamata “momenti”.

In seguito è diventato uno strumento che dispone di una vasta gamma di servizi quali ricevere e trasferire denaro, pagare (in ormai qualsiasi negozio è possibile farlo tramite un codice a barre o QR), chiamare un taxi, comprare biglietti del treno, prenotare un hotel, usufruire del servizio bike sharing ecc. il tutto servendosi del cosiddetto “Wallet” nel quale possono essere inseriti i dati delle proprie carte di credito. È possibile utilizzare WeChat per fare social marketing usando la bacheca per pubblicare i propri post, ma per farlo bisogna tener conto di vari aspetti:

  1. i contenuti devono essere originali, il che vuol dire trovare un modo di comunicare il proprio servizio, che può essere un testo, delle immagini o dei video. Possibilmente senza copiare idee altrui;
  2. la qualità deve essere eccelsa (evitare video di scarsa qualità). Questo punto è fondamentale ovunque ormai, in particolar modo nel mercato asiatico;
  3. non è indispensabile, ma l’uso (possibilmente corretto) della lingua cinese è sicuramente un plus;
  4. entrare in gruppi WeChat individuando il giusto target: se sono un video maker non cercherò solo e soltanto persone interessate in questo settore, ma estenderò la ricerca a gruppi correlati (vedi Fotografia) i quali possono essere collegati al mondo del videomaking

Weibo, l’equivalente cinese di Facebook e Twitter

Weibo è invece l’equivalente di Facebook e Twitter (anche qui c’è il limite di 140 caratteri per un solo post), è completamente pubblico e ogni post può essere visto, commentato e condiviso da qualsiasi utente. Nel 2012, Weibo contava più di 500 milioni di iscritti, uniti alle oltre 100 milioni di pubblicazioni al giorno. Tuttavia, l’unico piccolo-grande limite di Weibo è la lingua: saper scrivere e leggere il cinese è fondamentale. Scrivere in altre lingue è controproducente e spesso inutile. Accrescere il proprio numero di cosiddetti “fan” per aumentare le possibilità di essere notati è altrettanto fondamentale, un po’ come con i social network di cui disponiamo qui in occidente. Per farlo, bisogna investire tempo ed energie postando contenuti quotidianamente e soprattutto focalizzandosi sul proprio target: avere migliaia di seguaci, al secolo followers, solo per fare numero e non realmente interessati alla nostra attività risulterà essere una perdita di tempo. O comunque non in linea con il reale obiettivo.

QQ, 830 milioni di utenti al dì e chiamarlo social è riduttivo

Nello stesso attimo in cui da ragazzo mi apprestavo ad accendere il mio computer per poi collegarmi sul tanto amato MSN, qualcun altro si sedeva sulla sedia –e quando poi Windows si decideva a caricarsi– faceva doppio clic su un pinguino, e in un batter d’occhio si ritrovava su QQ. A diecimila chilometri di distanza, ci immergevamo nell’infinita rete internet, con due strumenti diversi sia per aspetto che per contenuto. QQ fece la sua comparsa nella cultura cinese targata 1999 stregando le nuove generazioni: oltre ai servizi di messaggistica istantanea, QQ dispone di un efficiente e popolarissimo servizio mail, è possibile creare un profilo molto simile a quello di Facebook nel quale condividere e postare foto. Come se non bastasse, QQ ha introdotto servizi quali giochi online per bambini e contenuti circa le ultime notizie del giorno. Si stima che siano in 830 milioni gli utenti che quotidianamente usano QQ.

 

Youku, l’equivalente orientale del nostro Youtube

Nella lista non può certo mancare l’equivalente di YouTube: Youku. Youku viaggia di pari passo con il suo rivale/socio, il cosiddetto Tudou. Mentre negli altri social media precedentemente citati la componente audiovisiva ha uno spazio ristretto (i video sono brevi e di impatto), Youku e Tudou vengono usati quasi fosse una TV online: i video sono di alta qualità, i suoi utenti sono per lo più giovani entro i 35 anni ed entrambi attraggono un numero pari a più di 500 milioni di visitatori. Su questi due social è molto facile ritrovare serie televisivi o spettacoli televisivi. A tutti gli effetti, essi fungono da televisori digitali nei quali la programmazione la scegli sempre e solo tu. Come e quando vuoi.

 

Sì ai social in Cina, ma solo tramite VPN

In definitiva, l’alternativa valida per uno straniero che non conosce la lingua cinese –ma che vuole sponsorizzare i propri servizi anche all’estero– resta indubbiamente WeChat.
Ovviamente  la competizione nel mercato cinese è considerevole e non è facile farsi notare, ma a mio avviso uno occidentale può ancora far leva sul fattore “straniero”, dato che in Cina se ci si dà da fare e si è capaci, si aprono moltissime porte.

Leggi anche Tradurre e Capire il Cinese

Per chi non ne fosse al corrente, in Cina per poter usare Facebook, Whatsapp, Instagram, i servizi Google ecc. bisogna disporre di un cosiddetto VPN (Virtual Private Network). Brevemente, il VPN permette di navigare in totale anonimato. Vale a dire che durante la navigazione tutti i tuoi dati passano da un cosiddetto server VPN e vengono criptati. Ergo, riuscirò ad usare Google, seppur a velocità ridotta­, anche stando in Cina per via del fatto che sui vari siti web non comparirà il mio indirizzo IP, bensì quello del server VPN. Di VPN ne esistono sia a pagamento sia gratuiti. Personalmente consiglio quelli a pagamento se si vuole avere una connessione sempre stabile (tra i miei preferiti c’è sicuramente Astrill, mentre Express VPN è apprezzato da molti ma io lo considero scarso e inaffidabile. O almeno, questa la mia esperienza.) La Cina è veramente un pianeta lontano.

 

Guest post a cura di Francisco Emanuel Prieto

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