Finalmente le voci di corridoio si sono concretizzate nella marcia indietro del governo sul regime dei minimi: PER TUTTO IL 2015 LE NUOVE POSIZIONI APERTE AVRANNO LA POSSIBILITA’ DI ACCEDERE AL REGIME 2014.
Come è noto da gennaio il governo aveva inaugurato, nella legge di stabilità, condizioni molto più penalizzanti per chi avesse deciso di aprire una partita IVA, tanto che a fine 2014 si era verificato un vero e proprio boom di nuove partite IVA.
Nella seconda metà di febbraio il Consiglio dei ministri ha rimediato a quello che Matteo Renzi ha definito il “più clamoroso autogol” del Governo, ovvero una vera e propria stangata contributiva ai danni delle partite IVA che anno i requisiti per operare nel regime dei contribuenti minimi.
Il parametri fondamentali per questo tipo di regime semplificato sono il fatturato massimo annuale e la tassazione % applicata sul tale fatturato. Il tetto di fatturato viene calcolato settore per settore mediante coefficienti di redditività ovvero varia da categoria a categoria.
L’ aliquota di tassazione sul fatturato stesso è del 5% nel vecchio regime entrato in vigore nel 2014, con un tetto di fatturato di al massimo di 30000 euro. La riforma annunciata a gennaio avrebbe portato tale aliquota al 15% e dimezzato il tetto di fatturato a un massimo di 15000 euro, salvo poi , come si è detto, la retromarcia del governo che potrebbe lasciare una certa flessibilità al professionista ovvero la facoltà di rimanere nel vecchio regime 2014 anche per le partite iva aperte nel 2015, oppure mantenere il vecchio regime per tutto il 2015.
In buona sostanza quindi si rimanda il problema di un anno, pare che non ci siano coperture finanziarie per mantenere il vecchio regime.
Da notare che in taluni casi con il “nuovo regime” la maggiore tassazione supererebbe i vantaggi della semplificazione fiscale ed organizzativa che il regime dei minimi comporta (no versamento iva, contabilità semplificata etc)*
Un possibile compromesso aumentare la tassazione al 15% senza limiti temporali e mantenendo invariata anche la soglia di ricavi. In sintesi al questione, almento per il 2016 e gli anni successivi è ancora decisamente aperta.
* Esempio:
Per esempio consideriamo un professionista tecnico
Con il nuovo regime dei minimi delineato nella Legge di Stabilità 2015 “a parità di reddito i professionisti under 40 passeranno da un’aliquota media del 5% ad una del 22,48% per l’area tecnica” (Confprofessioni). I redditi dei professionisti under 40 si attestano su livelli compatibili con l’attuale regime dei minimi (30.000 euro) ma ben al di sopra dei limiti previsti dal nuovo regime (15.000 euro).
Su un reddito medio ipotizzato di 18.000 euro, se nel 2014 si pagavano di Irpef/sostituto d’imposta 900 euro, con il nuovo regime dei minimi nel 2015 si arriverà a pagare più di 4.000 euro: l’aggravio è appunto di circa 3.000 euro.
Questo vuol dire che se prima un giovane professionsita aveva nel 2014 uno stipendio medio mensile di 1.400 euro, nel 2015 il suo stipendio sarà inferiore a 1.200 euro.
Il nuovo Regime dei minimi, quindi, non farebbe che peggiorare una situazione già grave.
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