Abitare, lavorare, divertirsi e muoversi liberamente: ecco le quattro cose che una casa perfetta deve offrire ai suoi inquilini, come disse un noto architetto moderno degli anni Quaranta, il buon vecchio Le Corbusier.
Spesso però le nostre case non sembrano in grado di assicurarle, diventando luoghi di tortura fisica e mentale per chi deve condividere gli spazi.
La buona notizia è che, seguendo alcune regole semplicissime, possiamo riuscire a ricavare i nostri spazi personali in casa per vivere bene anche in un piccolo appartamento.
Vediamo come procedere.
L’esempio che vi illustrerò riguarda l’appartamento cittadino con superficie di circa 60mq, abitato da una qualsiasi coppia creativa e moderna, decisa a dedicarsi ai suoi hobby e a preservare gli spazi personali, vivendo serenamente la vita a due, ricevendo gli amici ogni tanto ma cercando anche momenti di privacy e di fuga dallo stress del lavoro.
Uno dei più grandi problemi che si presenta nella convivenza è quello degli ambienti ristretti, che costringono ad una condivisione forzata di attività spesso molto diverse tra loro, dovute a gusti e personalità differenti: nel nostro caso gli inquilini dormono insieme ma è possibile che qualche volta uno dei due voglia dormire sul divano o che ci sia bisogno di ospitare una persona in visita; i due amano cucinare e mangiare insieme o con gli amici, ma anche dormire fino a tardi e fare colazione da soli.
Potrebbero avere un lavoro che si svolge a casa e, cosa importantissima, nel tempo libero coltivare hobby molto diversi, come ad esempio la Pittura e il Cinema.
Primo intervento
Partendo dal classico appartamento italiano, composto da ingresso-soggiorno-cucina-bagno-camera affaccianti su un corridoio, con finestre (o balconi) sulla facciata principale e su quella laterale…
… la prima operazione da considerare è l’abbattimento totale dei muri divisori interni (i tramezzi) per avere uno spazio totalmente vergine da progettare. In questo modo nella ri-progettazione degli ambienti non ci saranno vincoli di sorta, salvo quello della posizione degli impianti, che in questo tipo di appartamenti è collegata alla posizione del cavedio, vale a dire una colonna verticale in cui passano le tubazioni dell’intero edificio, che non si può spostare.
Secondo intervento
La seconda, fondamentale operazione è quella di dividere attentamente la zona “giorno” (spazi in cui si sta durante la giornata), dalla zona “notte” (di tipo più privato, inviolabili dagli estranei).
Nella prima ricadono lo spazio per ricevere, cucinare, mangiare, lavorare, fare il bucato. Nella seconda zona c’è la camera personale in cui soprattutto si dorme, ci si lava e ci si veste, si sta a letto quando si è malati.
Regole di abitabilità
Fin qui sembra tutto facile ma occorre tener ben presenti alcune regole ferree di abitabilità: per legge, infatti, tutte le stanze devono avere una finestra (fanno eccezione il bagno, ventilato grazie a un estrattore d’aria meccanico e il ripostiglio); la superficie della stanza da letto non dovrà essere inferiore ai 9mq e la sua dimensione ideale sarà di 12/14mq.
Altra regola metrica di buona vivibilità è di prevedere gli spazi di passaggio tra i mobili delle stanze, non inferiori ai 60cm. È questa, infatti, la misura che consente sufficiente libertà di movimento ad una persona di media corporatura, generalmente disattesa soprattutto nei servizi igienici.
Rispettando queste regole metriche, nella ri-progettazione non ci si ritroverà senza lo spazio necessario in camera per inserire l’armadio a sei ante, fonte di grande entusiasmo per le signore e i due occupanti del letto avranno ciascuno un comodino per poggiare il telefono o il libro prediletto.
Grazie ad uno spazio di circolazione ben calibrato non si urterà contro gli spigoli quando si andrà in bagno, ma soprattutto non si avvertiranno sensi di oppressione per mancanza di ossigeno, spazio e luce nelle stanze.
Bene, ma gli spazi personali?
Abbiamo già detto che nel nostro appartamento-tipo abitano un artista e un appassionato di film: il primo ha bisogno di tantissima luce e aerazione, poiché dovrà distinguere le nuances di colore e usare solventi che non vanno inalati; inoltre necessiterà di acqua corrente, poiché i pennelli utilizzati vanno risciacquati ogni volta prima di riporli.
Il secondo al contrario preferirà la penombra per immergersi nella visione cinematografica su schermo Home Theatre, comodamente seduto o sdraiato, da solo o in compagnia in una stanza con ottima sonorità.
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Nel nostro appartamento la zona giorno è divisa, andando oltre l’ingresso, in quattro parti: la prima è il soggiorno-pranzo che ospita il divano, di lunghezza 2,50mt + 1,60mt, quanto basta per la seduta di 5/6 persone e per fornire un letto all’ospite occasionale. Sulla parete di fronte al divano è installato lo schermo, mentre su tutte le altre pareti si prevedono, a varie altezze, apposite mensole per riporre i DVD.
La seconda parte della zona “giorno” è riservata al tavolo da pranzo presso il balcone, in una meta-zona tra divano e cucina: questa posizione facilita il trasporto delle vivande e consente di mangiare seguendo ciò che appare sul video.
La terza parte corrisponde al locale per la cucina lineare, aerata e illuminata naturalmente, con un piccolo tavolo da lavoro a ribalta, ben separato dalla zona pranzo con una parete di chiusura, ma senza porta.
Da questa zona si accede direttamente al bagno di servizio, che sarà utile anche per chi dorme sul divano.
Mentre il nostro cineamatore si gode lo spettacolo sul suo schermo gigante, l’artista dipinge indisturbato nella quarta parte della zona “giorno”: il mini-atelier ricavato presso il balcone in un box di vetro, luminoso e arieggiato, dotato di lavabo, cavalletto mobile, tavolo da lavoro e scaffalatura per attrezzi e colori.
La parete vetrata di separazione dal soggiorno è schermata da una tenda tipo serranda regolabile in modo da ottenere maggiore o minore isolamento dalla luce; tenendo la tenda sollevata i due conviventi potranno tenersi in contatto visuale quando vorranno.
L’accesso al box vetrato avviene dal soggiorno ed è protetto semplicemente da una tenda dipinta a effetto murales, per decorare l’ambiente.
Il piccolo atelier ha una superficie di 6mq e può essere riconvertito facilmente in studio tradizionale nel caso scompaia improvvisamente la passione per i pennelli oppure, eliminando la parete vetrata, consentirà di aumentare lo spazio del soggiorno.
L’illuminazione artificiale presso il divano sarà “a diffusione”, ossia proveniente da punti luce schermati a mezzo di una “veletta” sospesa al soffitto, realizzata in legno o carton-gesso: ciò consentirà di dosare la quantità di illuminazione per trasformare l’ambiente di volta in volta in una buia sala proiezioni, in un’allegra sala da pranzo o in una camera per gli ospiti.
Sconsiglio fortemente l’uso dei fari in questa stanza, anche se molto di moda, poiché offrirebbero una illuminazione puntuale causando fastidiosi fenomeni di riflessione nello schermo, se accesi. I fari sono invece molto adatti ad illuminare i piani di lavoro della cucina, mentre in camera sarà bene prevedere una illuminazione generale per la stanza, magari con un bel lampadario-scultura, oltre alle luci puntuali sui due comodini.
La divisione che facilita la convivenza
La divisione degli ambienti in questo appartamento-tipo fa in modo che i suoi inquilini possano dedicarsi alle cose che amano, sia stando a contatto tra loro, sia separatamente senza disturbarsi a
vicenda: si può infatti dormire, cucinare, mangiare, dipingere, guardare un film, ricevere amici, usare i servizi igienici per la pulizia della casa e per quella personale, senza che queste attività
interferiscano l’una con l’altra.
Lo scopo della progettazione architettonica è quello di rendere felici gli esseri umani, soprattutto coloro che hanno scelto di vivere insieme, senza rinunciare al rispetto per i desideri e le abitudini dell’altro: è un risultato, questo, che si può ottenere perfettamente anche con poco.
Guest post a cura di Rosanna Biscardi
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